L’obiettivo della vacanza è rilassarsi; in un viaggio di lavoro bisogna applicarsi il più possibile; durante una scampagnata si cerca di godersi l’aria aperta. Ci sono diverse modalità di chiamare un’escursione, poco cambia, l’importante è il contenuto che essa custodisce, e che poi trasmette. L’esperienza vissuta al CNM – Chantier Naval de Marseille, ci ha aiutato a capire la strada che vogliamo percorrere una volta finiti gli studi.
La Fondazione Rui ci ha dato la possibilità di fare un’esperienza all’estero e non ce la siamo fatta scappare! Insieme ad altri quattro miei compagni di università, tutti studenti di ingegneria navale, tranne uno di ingegneria meccanica, presso l’università degli studi di Genova, abbiamo aderito con entusiasmo alla possibilità di questa gita a Marsiglia.
La visita si è sviluppata nell’arco di due giorni. Siamo partiti la mattina del 28 aprile da Genova con il FlixBus e siamo arrivati il pomeriggio verso le 16 in centro a Marsiglia. Ci siamo spostati in hotel e da lì abbiamo deciso di visitare i luoghi più caratteristici della città francese.
Il 29 aprile la sveglia è stata quasi all’alba. Per arrivare al punto di ritrovo con Oriane, ingegnere gestionale che ci aveva organizzato la giornata e alla quale eravamo stati affidati, ci è voluta mezz’ora di bus. Dopo i controlli effettuati dalle guardie portuali al Gate 4 del terminal crociere del porto, siamo entrati dentro le infrastrutture di proprietà del cantiere. L’accoglienza è stata molto cordiale. Oriane ci ha portati subito nel quartiere generale, la sede operativa dove ogni giorno gli addetti ai lavori si preparano ad affrontare i problemi e gli inconvenienti ai quali vanno incontro. Ci ha fatti accomodare in una sala riunioni al quarto piano della struttura. Da qui è iniziata la nostra giornata all’interno del CNM.
Sono entrati in ufficio vari esponenti della dirigenza del cantiere e ci hanno introdotto la struttura societaria. Ci hanno spiegato come viene organizzato il cantiere.
Il CNM, insieme a San Giorgio del Porto, T. Mariotti e Mariotti Yachts sono aziende che fanno parte della Genova Industrie Navale Holding.
Il CNM ha a disposizione a Marsiglia tre bacini di carenaggio adatti per navi da oltre 250 mila tonnellate di peso. Dei veri e propri colossi del mare. I cantieri San Giorgio, invece, a Genova dispongono dei bacini di carenaggio numero 1, 2, 3, 4 e 5. Questi ultimi si differenziano per le dimensioni. Tutte le navi e i mega yacht che non superano i 250 metri di lunghezza e i 30 di larghezza vengono indirizzati nel capoluogo di provincia ligure.
La seconda parte della riunione si è focalizzata su due aspetti fondamentali: la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia dell’ambiente.
Finita la prima riunione ci hanno presentato il team di ingegneri che ci avrebbe accompagnato lungo tutta la giornata: Oriane, Pietro e Sahid.
Pietro è un ingegnere civile di Genova ed è uno dei project manager del cantiere mentre Sahid viene da Marsiglia e ha studiato ingegneria ed è uno dei dockmaster. Per semplificare la catena di comando troviamo Pietro che dirige la squadra e tutte le operazioni; il suo compito è quello di organizzare le tempistiche e la vita della nave prima, durante e dopo la permanenza in cantiere. Sotto di lui troviamo quattro ruoli che hanno lo stesso valore e la stessa importanza: ci sono Oriane, che gestisce tutta la catena di approvvigionamento per i materiali e le componenti necessarie alle riparazioni della nave; Sahid che organizza le operazioni sul campo e segue le squadre di operai che lavorano direttamente sulla nave e nei bacini; poi c’è un ingegnere, di solito ambientale, che si occupa della sicurezza e della salvaguardia ambientale verificando che tutte le normative vengano rispettate; per ultimo, non per importanza, troviamo l’ingegnere navale che progetta effettivamente le riparazioni e i lavori che devono essere fatte a bordo.
I tandem di ingegneri non sono fissi, le squadre variano di nave in nave e capita a volte di dover gestire anche più imbarcazioni che entrano in porto nello stesso lasso di tempo.
Finite le riunioni siamo andati a visitare il drydock 10 e il Pier 190, un semplice molo dove attraccano imbarcazioni di vario genere. Camminare sul molo e avere a fianco due navi crociera è un qualcosa di intimidatorio. Avere a fianco dei pezzi di metallo che galleggiano e che sono equiparabili ad una vera e propria cittadina è un qualcosa di impensabile. Al drydock 10 è attraccata la Costa Magica mentre al Pier 190 la Costa Smeralda, l’ammiraglia della flotta Costa Crociere.
Al molo siamo riusciti a vedere anche la postazione di comando dalla quale si azionano le pompe per il pescaggio dell’acqua di mare utile al raffreddamento dei motori e allo svuotamento del bacino.
Dopo pranzo abbiamo avuto la fortuna di confrontare le nostre esperienze scolastiche e universitarie con alcuni tirocinanti francesi in prova. L’aspetto più ricorrente e rimarcato che si è potuto notare è nella formazioni pratica e teorica. Noi italiani, si sa, crediamo che la teoria sia tutto e che senza solide basi dalle quali costruire le esperienze pratiche non si possa fare nulla. Al contrario, in Francia, e in quasi tutti gli altri stati europei e del mondo, la pratica è lo step di partenza senza il quale non si può giungere alla conoscenza teorica.
Lo sgomento generale che si era creato, era subito stato placato da Pietro. Ci aveva rassicurati. Ci aveva detto che sì, queste defezioni sono notevoli e che l’università dovrebbe assicurarsi di insegnarci queste conoscenze di base, ma ciò non è nulla di incolmabile. Con un paio di mesi di tirocinio si riesce a recuperare tutta questa serie di conoscenze secondarie e poi si è pronti per intraprendere la propria strada senza nessun problema.
Finita la pausa pranzo siamo andati nuovamente in sala riunione e lì abbiamo incontrato Jamie, collega di Pietro, un altro Project Manager. Ci ha fatto vedere la sala dove ogni mattina si ritrovano gli ingegneri e discutono della tempistica dei lavori. Fanno il punto della situazione e stabiliscono la tabella di marcia e le varie mansioni per quel giorno e per i successivi. L’organizzazione è tutto in un ambiente del genere.
Finalmente dopo quest’ultima riunione siamo andati a vedere il lavoro pratico sul campo.
La prima visita è stata al drydock 8 dove era ormeggiata la Costa Fortuna. Scendere i gradini e accedere alla base del bacino, vedere davanti a sé un colosso del genere è stato un pò come quando si portano i bambini ad un parco divertimento per la prima volta. Tutti noi siamo rimasti estasiati. Eravamo a bocca aperta. Camminare e avere sopra la testa una struttura da 120.000 tonnellate, ovvero 120 milioni di chili, era qualcosa di inimmaginabile. Non pensavamo di poter toccare letteralmente con mano lo scafo e la chiglia di una nave. Abbiamo potuto sperimentare quello che vediamo solo sui libri di teoria. Camminare e vedere tutte le particolarità che uno scafo presenta è stato ai limiti dell’emozione. Abbiamo notato gli stabilizzatori, il sistema anti-corrosione, la linea di chiglia, le strutture della prora e della poppa. Siamo stati fortunati perché nel mentre abbiamo visto anche quali lavori effettivamente si possono fare su una nave del genere. Il carenaggio, per metà era già stato fatto. Il primo strato di vernice e tutti i cirripedi erano stati rimossi e la chiglia era pronta per il nuovo strato di vernice. Dopo questo le catene e le ancore venivano sistemate per l’uso. Le eliche venivano portate nei workshop per essere sistemate, venivano cambiati i pani di zinco che servono per evitare la corrosione galvanica e via dicendo.
L’ultimo giro che avremmo dovuto fare era nella sala motori della Costa Fortuna, tuttavia le normative di sicurezza non lo hanno permesso.
È stato un peccato ma sicuramente ci sarà occasione più avanti di organizzare nuovamente una visita guidata della sala macchine.
Con questa ultima attività abbiamo concluso la visita al cantiere e dopo aver ringraziato tutti per l’incredibile esperienza vissuta abbiamo lasciato il CNM, sperando, alcuni di noi, che sia un arrivederci e non un addio.
Testimonianza a cura di Niccolò Scanavino
Redazione
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