Chi potrebbe dire di aver vissuto sempre con serenità il primo anno di università? O di non aver mai sentito il peso di nuove sfide? Probabilmente nessuno, e questo perché qualsiasi cambiamento porta ad affrontare le proprie paure, ad uscire dalla propria “comfort zone”. C’è, però, chi dalle sfide trova il coraggio per pensare sempre più in grande, chi cerca non solo una formazione ma una vera e propria esperienza di vita; è il caso di Arturo Napoli, residente della Torleone, che ha da poco concluso il percorso del ChinaMed Business Program grazie al sostegno di una borsa di studio della Fondazione Rui. Ora è al suo secondo anno nella grande famiglia delle residenze RUI e ha voluto condividere con noi la sua esperienza… tra Parigi e Torino.
Come sei venuto a conoscenza di questa offerta formativa?
“Non solo attraverso i canali convenzionali, se così si può dire: invece ho avuto la fortuna di essere introdotto al ChinaMed da Misha (Mikhail Zamskoy), che l’aveva frequentato l’anno precedente. Avevamo entrambi una formazione simile, io Economics&Finance, lui Business&Economics. Quando parlava del programma ne sembrava particolarmente entusiasta; perciò, non appena è arrivata la mail dalla Fondazione RUI, ho deciso di approfondire per conto mio. Subito l’ho trovato coerente con i miei futuri progetti professionali.”
È stata solo una scelta “professionale”?
“Direi di no. Cercavo innanzitutto qualcosa che mi spingesse al di là dei libri universitari, dove poter mettere in pratica le conoscenze apprese, applicandole a casi concreti. Insomma, ero alla ricerca di un progetto complementare al mio piano di studi e che aprisse a nuovi orizzonti. In fondo, non è questo che cerca di fare ogni anno anche il percorso JUMP? Infine, cercavo una sfida vera: molti dei miei amici, soprattutto i più grandi, mi dicevano di aspettare, di tentare l’anno successivo, ma io non volevo aspettare. Certo, avrei potuto avere una formazione più completa, ma certe opportunità non si ripetono più.”
Dimmi di più su queste attività.
“Il programma prevede quattro moduli, dall’11 luglio al 5 agosto, tutti più o meno legati alla realtà cinese. Business finance, marketing, consumer behaviour sono solo alcuni dei temi affrontati da professori ed esperti del settore. Devo dire, però, con mia sorpresa, di aver trovato particolarmente interessanti quei moduli meno strettamente settoriali ed improntati ad una formazione completa e trasversale: problem solving & decision making, ad esempio, è uno di questi. Qui posso dire di aver scoperto la ricchezza del programma e, soprattutto, la varietà di studenti coinvolti, non solo da facoltà esclusivamente economiche.
A partire dalla seconda settimana, poi, siamo entrati nel vivo della pratica. Divisi in gruppi, ciascuno avrebbe dovuto presentare una propria idea di Business in Cina, da arricchire e perfezionare con le attività dei giorni successivi. Il tema centrale erano i servizi e le attività finanziarie; io ho lavorato con altre due ragazze, una tedesca e una italo-albanese, e il nostro progetto, chiamato ChinectaX, si poneva l’obiettivo di fare da intermediario tra gli imprenditori europei e le aziende produttrici cinesi. Su 8 progetti presentati il nostro è stato giudicato il migliore e abbiamo persino dovuto allenare le nostre capacità di sintesi per realizzare una presentazione semplice ma efficace. In realtà, proprio quel che accade quotidianamente nelle aziende quando si presenta un progetto a dei potenziali investitori.”
Tanti impegni, quindi. Ma cosa porterai davvero con te?
“Durante il mese trascorso tra Parigi e Torino ho incontrato ragazze e ragazzi da tutto il mondo, non solo francesi e italiani ma anche cinesi, indiani… Sono riuscito ad intessere belle relazioni, nonostante avessimo trascorso insieme relativamente poco tempo ancora oggi continuo a mantenere vivo il contatto. Con il mio coinquilino Sukesh, o con Khadija e Aylin, due ragazze francesi, abbiamo vissuto dei momenti davvero speciali, godendoci la bellezza e le atmosfere di Parigi. Ecco, questo sicuramente è un altro obiettivo del ChinaMed: l’amicizia, che rompe ogni barriera culturale e avvicina le persone in quanto tali, persone che forse non avresti mai immaginato di incontrare nella tua vita.
È anche per comunicare questo entusiasmo che ho richiesto il ruolo di EUCA Ambassador della Torleone per l’attuale anno accademico: voglio farmi portavoce di nuove opportunità formative, ma questa volta non solo per me stesso, anche per gli altri; il valore di certe attività va difeso e diffuso, e come io sono stato incoraggiato a compiere il passo verso il ChinaMed, così spero di poter fare altrettanto con i nuovi residenti.”
Vivere in un Collegio Rui, come vedete, vuol dire prima di tutto sentirsi parte di una comunità.
Edoardo Caraffa,
residente a Torleone
Redazione
Il Team comunicazione di Fondazione Rui, in stretta collaborazione con Residenti e Alumni da tutti i Collegi, vi aggiorna periodicamente sulle principali novità