Ha preso il via nel mese di marzo un nuovo corso JUMP on line, aperto anche ai residenti dei collegi della CCUM che ha l’obiettivo di far riflettere sulle sfide etiche e sociali che la contemporaneità impone: intelligenza artificiale, uso dei dati, sostenibilità ci interrogano come individui e come gruppi sul modello di società che stiamo costruendo. Ne parliamo con Alessandro Panerai, Director @ Heritage Holdings, che ha contribuito all’ideazione di questo ciclo di incontri.
Da cosa nasce e come è stato progettato il corso?
Tutto è nato da un brainstorming con le direzioni e dall’esigenza di lavorare sull’interdisciplinarità e su temi trasversali per età dei residenti. Volevamo affrontare un tema multidimensionale connesso all’attualità, che potesse fornire una serie di chiavi per leggere le nuove storie che ci circondano.
A tutti è chiaro che risulta centrale il tema tecnologico, anche a partire da alcune evidenze che sollevano interrogativi etici. Ad esempio nell’ultimo anno si sono generati più dati che in tutta la nostra storia, ma come li gestiamo? Il caso del ‘rating sociale’ cinese che ‘classifica’ le persone e ne indirizza le prospettive sulla base di algoritmi è paradigmatico. La tecnologia impatta sul singolo e sulla società.
Il corso quindi si è sviluppato su due poli complementari?
Esattamente! Abbiamo voluto approfondire da due punti di vista. Primo come il singolo individuo affronta l’impatto delle tecnologie, le potenzialità, i rischi, i risvolti etici: quanto è consapevole? Ha gli strumenti di pensiero critico per affrontarlo? Poi come l’umanità nel suo complesso sta reagendo ai cambiamenti e alle sfide e quali impatti genera sul nostro pianeta. Un esempio che è anche un paradosso è quello dei ‘taxi volanti’ elettrici ed ecologici, ma ci siamo chiesti da dove arrivano il litio e il cobalto necessari a farli funzionare? Le miniere da cui si estraggono questi materiali sono gestite in modo etico e sostenibile? E le batterie, terminato il loro uso, come vengono smaltite?
Nella cosiddette ‘società del benessere’ vediamo un trend crescente di problemi di salute mentale, le persone considerano in percentuali altissime poco interessante il lavoro che svolgono e lo vogliono cambiare. Questo pone delle domande etiche: la nostra società è a misura di uomo? Come dobbiamo ripensare il mondo del lavoro, il welfare per agire in modo preventivo di fronte a questi cambiamenti che sono grandi opportunità ma anche grandi rischi di disagio personale, esclusione e ‘ghettizzazione’ di intere fasce di popolazione, malessere sociale.
Quello che è certo è che mancano le figure professionali che comprendano queste dinamiche e che le affrontino in modo preventivo.
E si arriva dunque al tema della formazione: di quale ‘cassetta degli attrezzi’ deve dotarsi un giovane per affrontare queste dinamiche?
Le hard skills sono una base ad obsolescenza rapida: il fatto che la formazione punta molto a queste genera il gap università-lavoro. Sicuramente sono importanti le soft skills, ma non bastano. Secondo me sono fondamentali quelle che chiamo le ‘super skills’: multidisciplinarietà, imprenditorialità, fast learning, umiltà unita ad ambizione.
Bisogna sviluppare sistemi di pensiero, principi e valori che consentano di saper connettere quello che appare frammentario, di immaginarsi in cambiamento costante verso lavori, mondi, scenari che oggi ancora non si vedono.
Qui gioca un ruolo importante una formazione come quella che abbiamo proposto nel corso Jump: più punti di vista, scenari delineati dai vari relatori, uno stimolo al ‘pensiero nuovo’.
Redazione
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