Prendono il via nel secondo semestre i corsi JUMP di Legal case nelle residenze milanesi e romane: cicli di incontri con avvocati, magistrati, notai, professori che attraverso il metodo dei casi fanno scoprire gli aspetti concreti delle professioni legali. Ne parliamo con l‘avvocato Angela Succi, da molti anni coordinatrice del programma.
“Lo studio universitario di giurisprudenza è molto astratto – dice l’avvocato Succi – si memorizzano codici e nozioni, ma non si ha davvero il tempo di vedere come queste norme si calano nella pratica. Questo è il punto di forza del metodo dei casi che si applica in JUMP: il caso consente di interpretare il contenuto della norma e di applicarlo alla situazione concreta.
In questo modo gli studenti scoprono che le professioni legali non sono mai uguali a se stesse. Il diritto è nato storicamente per disciplinare i rapporti fra le persone e la convivenza civile, quindi ogni situazione, causa, trattativa è diversa e sempre nuova”.
I Legal case, dunque, hanno anche la funzione di orientare le scelte degli studenti.
“Certamente – prosegue Succi – incontrare in piccoli gruppi i professionisti, vedere nel concreto come ragionano, avere la possibilità di fare domande su come si configura un certo tipo di percorso professionale aiuta i giovani a capire meglio le loro inclinazioni e a scegliere, fra le molte possibili, la propria strada e anche a sfatare alcuni miti.
Ad esempio ricordo una ragazza che voleva studiare diritto internazionale con l’intenzione di avere un percorso professionale all’estero: ebbene il confronto l’ha aiutata a capire davvero cosa significa ‘diritto internazionale’ e come spesso anche in grandi studi legali l’internazionalità è data dal fatto che si curano gli interessi di clienti esteri che devono operare in Italia, nel contesto della nostra legislazione”.
I Legal case si inseriscono nel più ampio programma JUMP dove gli studenti, oltre ai corsi professionalizzanti affrontano tematiche interdisciplinari ed etiche.
“Sempre di più – aggiunge Succi – negli studi legali molto grandi, anche in fase di selezione si pone attenzione alle cosiddette soft skills, ma direi più in generale, in ogni studio, anche in quelli più piccoli, si cerca di inserire giovani professionisti che siano curiosi, interessati alla realtà, che si sappiano relazionare, che abbiamo profondità di visione.
Bisogna sempre più saper cogliere i mutamenti in corso anche nelle professioni legali e il contesto nel quale si opera. Ad esempio a Milano ci sono grandi studi legali che lavorano con le imprese e le società, a Roma ci sono più occasioni di lavorare con gli enti pubblici e la pubblica amministrazione.
Portare un caso in un corso JUMP per un professionista non significa solo far lavorare i ragazzi, ma dare una testimonianza di vita, di come lui o lei stanno vivendo la propria professione nel proprio studio, nella propria città, nel delicato rapporto fra famiglia e lavoro. E questo confronto aiuta i giovani a riflettere sul proprio progetto di vita e su quali sono i passi da intraprendere adesso per costruire il proprio percorso”.
Nel post sono presenti immagini dei ‘legal case’ nel periodo pre-pandemia a Torriana e MilanoAccademia.
Redazione
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